mercoledì 14 dicembre 2011

Verde di speranza e di mappamondo.

La strage di Firenze.
Ne hanno parlato tutti.
Sappiamo tutti cosa è successo, tutti siamo ancora con gli occhi sgranati,increduli.
Come è stato possibile, cosa c'è dietro.
Il razzismo, l'odio, l'intolleranza, l'estremismo,il fanatismo, la follia.
C'è una cosa di cui pochissimi hanno scritto e parlato.
Come ha dormito stanotte Firenze?
Come si è svegliata,con quali angosce , con quali pensieri.
Bella, ,impermeabile alla foga del tempo, pare non invecchiar mai.
Firenze ha un cuore grande.
Dubito che in altre parti d'Italia la gente avrebbe chiuso bottega per degli stranieri, degli immigrati, degli extracomunitari morti per mano di un folle, di un malato di mente,complice un caso bastardo.
Immigrati, stranieri, questa parola ci riempie la bocca e ci svuota il cervello.
Stretti nei nostri bei cappotti neri o blu  ci scapicolliamo in chiesa in tempo per l.a messa la domenica mattina, indossando da sotto le nostre camicie e gioielli migliori facendo attenzione a varcare la soglia prima dell'ultimo rintocco della campana.
Entriamo e salutiamo gli amici ,baciamo la fronte ai bambini ,ci scambiamo il segno di pace con chicchessia senza nemmeno guardarlo negli occhi , perchè per le mani c'è l'amuchina o il sapone , per gli occhi ahimè niente di tutto questo.
Guardiamo il crocifisso, ci alziamo per l'omelia e lentamente la predica del sacerdote ci scivola addosso come un velluto, come un vestito di seta nuovo di zecca.Si infila dappertutto, nelle pieghe dei nostri vestiti,nelle , nelle tasche del nostro bel soprabito blu o nero.
Sale fin su per le narici fino ai nostri capelli ma nella nostra testa tutti i cancelli, tutte le porte sono serrate.
La predica trapassa leggiadra il fondotinta e si impossessa dei nostri pori ,poi scende giù e senza incertezze sfonda  la dura suola delle nostre scarpe, scioglie i lacci e si acquatta lì, innocente ed immobile fino alla domenica successiva.
Le parole della Bibbia proferite abitualmente da un prete stanco e senza inventiva giacciono lì, calpestate e assopite,asfissiate da un sudore che non risparmia neanche i sassolini.
Nemmeno le sentiamo più agitarsi e divincolarsi sotto le nostre dita.
Poi il prete dice : andate in pace " e la messa è finita.
Ci affrettiamo ad uscire dalla chiesa: la nostra domenica con gli amici ci aspetta.
Dio diceva di amare il prossimo.
Non specificava se bianco o giallo, rosso o nero.
Dio diceva che solo l'amore ci può salvare.
In una giornata di lutto e indignazione  una cosa così piccola  ma tanto significativa può tuttavia risollevarci il morale.
I cittadini di Firenze.
Quei commercianti, fiorai, panettieri che sebbene ci sia la crisi, si debba andare in pensione più tardi, sia periodo di regali, oggi hanno chiuso bottega per lutto.
Mi vengono in mente altri luoghi della nostra bellissima Italia, troppo vicini  o troppo lontani in cui quasi nessuno avrebbe fatto lo stesso; persone  per  cui la vita di 2 senegalesi non vale neanche la metà di una giornata di lavoro.

 C'è chi vede la storia tutta al contrario,ma d'altronde  diceva  Nietschze, non esistono fatti ma solo interpretazioni.
C'è chi si autodefinisce un popolo che lotta per l'autodeterminazione,contro gli sprechi e le ingiustizie di Roma ladrona.
Il "popolo" dei raduni  color verde acido dove si sprecano  cori razzisti contro quei meridionali  che hanno creato la mafia,quelle  scimmie sottosviluppate,quelle sanguisughe assatanate che hanno aspirato fino all'ultima goccia del loro sudore .
Il Sud , questo fardello insostenibile.
Mi domando se queste persone di fronte a queste immagini, di fronte alle dichiarazioni degli stessi fiorentini, alla compostezza, al riguardo esemplare della comunità senegalese si siano fatti qualche domanda.
Mi chiedo se dopo aver letto i giornali( voglio essere ottimista) o ascoltato la radio queste persone abbiano aperto l'armadio  e guardato per un istante il loro cappellino, il loro fazzoletto o la propria bandiera.
Non bruciato, tagliato o accartocciato.Solo guardato.
Dicono che il verde sia il colore della speranza.
Io voglio ancora averne tanta, voglio ancora sperare che qualche neurone possa  ancora rigenerarsi.
Voglio poter credere che quel verde acido tanto glamour   quanto antipatico, diventi un colore bello come gli altri.
Voglio che quel verde diventi  uno dei colori del  mappamondo insieme al giallo, al marrone e all'azzurro, voglio che sia il colore  dell'erba fresca di rugiada, delle chiome degli alberi al'inizio di maggio.

Non basta un solo colore a  far la bandiera di un popolo vero.
Ne servono almeno 2.
O 3 ,il che è ancora meglio.
Da solo  quel verde acido  fallisce in toto  il suo  miserabile tentativo di comunicare un'identità.:  in compenso ricorda  (sol)tanto stuoli  impazziti di cappellini e  di quadrifogli appuntiti, , feste di tricolori bruciati e di miss dai capelli resistenti alla nebbia.
C'è chi potrebbe ribattere che dietro un colore si nascondono mille cose: un'ideologia, una cultura,una visione del mondo, persino un programma politico, azzarderebbe qualcuno.
L'ideologia,pace all'anima sua ha abbandonato da tempo gli scenari della politica; e un colore ,qualunque esso sia rimane pur sempre un colore.Che sbiadisce con i raggi del sole e i lavaggi del tempo,che prima o poi passa di moda e finisce nell'immondizia o nei contenitori della parrocchia,assieme a bandiere strappate,cappellini bucati e maglioni verdi infeltriti.

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