venerdì 6 gennaio 2012

Lettera al Presidente Vendola.

 Caro Presidente Vendola,
Le scrive una studentessa al secondo anno di giurisprudenza.
Mi perdoni se non utilizzo formule quali Egregio Signor Presidente,o gentile signor Nichi Vendola.
Le parlerò come si parla a un amico, a cui non si è mai stanchi di fare domande,con il quale appare superfluo perdersi nei convenevoli.
Ho 20 anni e vivo a Bari da sempre.
Non ho mai nutrito un amore smisurato per questa città.
Spero di riuscire a laurearmi presto, per andare alla ricerca di un posto migliore.
E' una cosa molto brutta da dire alla propria terra, ma vede , l'aria che si respira qui si fa sempre più cupa,inquinata, più insopportabile.
Lungi da me il voler fare dell'inutile e sterile retorica,ma ci pensa mai ai tempi in cui era studente anche lei?
Un periodo che dovrebbe essere il più bello di tutti, pieno si speranze e di sogni, di idee e di progetti.
Ecco lei parla spesso di idee e di giovani.
Io stessa credo che essere creativi e pieni di idee rappresenti senz'altro un ottimo investimento su sè stessi.
In un'epoca in cui almeno apparentemente, tutto è già scritto e tutto è già stato fatto, questa può essere l'unica risposta concreta.
Dove nascono queste idee?Dove crescono, si formano  per poi schiudere le ali ed elevarsi in volo?
Di certo in luoghi dove esse possono ancora fiorire e germogliare serene , senza che a qualcuno venga in mente di sradicarne i bulbi o potarne gli steli.
Nelle Università per esempio.
Da assidua frequentatrice di quelle aule posso affermare che diventa ogni giorno più duro e difficile vivere l'università come un luogo di crescita e di formazione dove oltre ad apprendere, si impara  a pensare con la propria testa, e non come un arido surrogato del liceo in cui ci si reca per dare gli esami e per fare il proprio dovere di studente.
Molti miei amici hanno deciso di frequentare l'università al nord, sebbene il corso di laurea da loro scelto sia presente anche nell'offerta formativa del nostro ateneo.
Mi capita spesso di andarli a trovare lì,e ogni volta che torno a casa mi piange il cuore.
Hanno parole durissime per il sud, per la Puglia:non tanto per le aule sovraffollate e le strutture fatiscenti, quanto per la terribile desolazione che il lavoro riserva loro qui.
C'è chi riduce tutto a una mera questione di fondi;c'è qualcosa di ben più grande tra questi corridoi,c'è la paura  di vedere andare in frantumi anni e anni di sacrifici, di vedere i propri sogni in poltiglia, la paura d'esser discriminati in quanto laureati in una università del sud.
So che quest'ultima cosa sembra assurda, però esiste.
C' è la paura del futuro.
Da studentessa io mi sento tradita, abbandonata, discriminata.
Io credo che non si finisca mai di essere studente; c'è sempre qualcosa che vale la pena imparare, per cui è necessario mettersi (s)comodi  a passare la notte su un libro.
A fronte dei suoi innumerevoli impegni, la esorto a farsi un giretto nei corridoi della facoltà di giurisprudenza.
Non le rivolgo una predica, ma un semplice invito.
Non chiedo la luna, ma una presa d'atto di una situazione ormai insostenibile e demoralizzante, con cui Lei in quanto studente,per rispetto verso i giovani che come me l'hanno votata ha il dovere morale di fare i conti.
In attesa di un suo cordiale riscontro, Le porgo i miei più sentiti omaggi.



                                                                                          Una studentessa

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